"Eh no!"
Abbiamo ospitato Piero Cella della cantina Quartomoro di
Sardegna (OR), nata da pocchissimi anni per valorizzare le perle viticole
dell’isola. L’approccio di Piero é disarmante se pensiamo che ha lavorato per
anni a stretto contatto di Giacomo Tachis (papà di Sassicaia, Tignanello,
Solaia ecc) alla Cantina Santadi nel Sulcis in provincia di Cagliari. Insieme
hanno creato vini come il Terre Brune, il Latinia. Le sue parole ed il suo
sguardo sono animati continuamente da stupore e dubbio. Stupore per la sua
terra e per quei sipari che si aprono quando la continua ricerca di vecchie
vigne lo porta altrove. Ed ecco la meraviglia per il suo territorio che scopre
ancora da scoprire. Il dubbio é il suo approccio costante nella pratica
enologica, fatta di poche certezze maturate negli anni, come la necessità del
freddo in fermentazione, e tante domande a cui sembra non sappia rispondere,
perché consapevole dell’infinità complessità della natura. La volontà di
Quartomoro é lasciar che la natura viticola sarda si esprima, partendo da un esistente
spesso franco di piede e vecchio 70, 80, 90 anni, con un approccio fatto di
tecnica e ascolto. Piero ci ha fatto conoscere il Vermentino, vitigno plastico,
versatile a tal punto da poter essere utilizzato per produrre spumanti e
muffati, così sensibile all’ambiente da esprimere note di pesca come un Viogner
in Gallura, da sembrare Chardonnay per la ricca polpa nel Campidano ed un
Sauvignon quando é coltivato nei terreni calcarei del sassarese. I Vermentini
assaggiati provengono dall’oristanese, da terreni sabbiosi ricchi di ossidiana.
Il|Q| Brut Metodo Classico, 18 mesi, teso e profumato. Un
campione di vasca senza solfiti, vendemmia 2013, bianco, torbido, freschissimo,
un vero succo di frutta di pesca e pera. Dello stesso vino, il 2012 é invece
così burroso e grasso da non poter cogliere alcuna analogia con il 2013. Poi il
Monica, proveniente da una vigna di Porto Pino nel Sulcis, vitigno utilizzato
per la sua poca struttura (ha gli stessi polifenoli del Nuragus, vitigno
bianco) per diluire vitigni ricchi
di colore e alcool come il Carignano, sempre del Sulcis, zona sud-occidentale
dell’isola. Il Nuragus, tra i più antichi di Sardegna, straordinariamente
sapido e fresco, il Cagnulari del sassarese, rosso aspro di medio corpo ed infine
il Bovale, di cui esistono soltanto 27 h vitati nel cagliaritano, con la sua
polpa fruttata di fragola, amarena e pesca sciroppata.
Padre Ponz